Tuesday, January 26, 2016

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Prima pagina del Giornale Unico Italiano, pubblicato sul Network.

"Un rom è stato fermato a schiaffi da un operaio di Milano mentre tentava di derubare un'anziana di Busto Arsizio.
Guardate questo gatto che fa quando i padroni non sono in casa.
Questo fine settimana Plutone sarà più grande di 3,14 volte.
Dopo aver visto questo video non mangerete più carne di soia.
Scoperto il modo di produrre energia pulita nei diari segreti della donna delle pulizie di Tesla.
Clamoroso: questo politico del movimento democratico nord ha restituito un miliardo di lire ad un vecchio pensionato senza lavoro.
Un turista americano è morto cospargendosi i genitali formiche ed andando nella gabbia dei tapiri nello zoo di Berlino.
CLAMOROSO! Un serial killer si intrufola negli appartamenti per uccidere gli occupanti e postare i selfie su Instagram".

La metro è affollata, alcuni ridono per il filmato del gatto, altri si indignano per la storia di Tesla, due ragazzi sghignazzano ad alta voce: "che stupidi questi Americani, fanno qualsiasi cosa per scommessa!".
Io mi guardo attorno come un visitatore che osserva i pesci dentro un acquario.
Mi sento dietro un vetro, mi sembra tutto così irreale.
Non credo nulla di quello che leggo ormai. Sono solo trovate pubblicitarie o virali, servono per far soldi con i click o per rubare like (che da vent'anni hanno un valore economico come qualsiasi altra valuta). Ma non è questo a farmi essere distaccato, è il fatto che alla gente non interessi assolutamente. Per quelli che mi circondano è irrilevante che la notizia sia falsa, per loro l'importante è provare un briciolo di empatia, di indignazione, di sentimenti.
Scendo alla fermata Pigneto. Sono anni che dicono di voler congiungere la metro C alla A, ma pare abbiano trovato ville e terme, mosaici ed affreschi. Non è mai stato possibile vederne uno per il pericolo di crolli, né è stato possibile prolungare la metro per il danno artistico. Nessuno si è mai preso la briga di indagare, solo qualche sito che denuncia il degrado capitolino ha pubblicato delle foto limitandosi a commentare con battutine e sfottò nei confronti dell'amministrazione.
All'uscita della stazione un ragazzo si avvicina e mi chiede un like sulla sua pagina. "Te lo do solo se non mi riempi di inviti alle serate", dico.
Alla sua conferma sfioro il mio palmo sul suo, sul visore degli occhiali mi appare la sua pagina di eventi. Batto la palpebra destra.
All'istante mi arrivano 3 mail di inviti ad una serata Erasmus open bar a soli 80 euro, ad una cena vegana con birre artigianali senza lievito vivo, ad una serata breakgoa fino alle 6 di mattina con after annesso. Guardo il ragazzo con faccia rabbiosa, lui pare non rendersi conto della mia espressione, è vitreo, non percepisce più le emozioni umane. Come molti ormai.
Non è sempre stato così. Mio nonno mi parlava spesso di come tutto fosse iniziato. Di come piano piano la gente abbia abbandonato la vita reale per rifugiarsi in una vita sintetica: più le emozioni correvano tra le pagine dei social network, meno tempo c'era per utilizzarle nel mondo fisico. E così alla fine ci siamo ridotti a cercarle per brevissimi attimi nelle notizie false passate dal Network, nei like presi per le foto profilo, nelle frasi filosofeggianti e nelle citazioni di canzoni famose da condividere con i contatti.
Fino a diventare questo. Non è un inferno sia chiaro. La disoccupazione è sostanzialmente invariata sin dalla crisi di inizio secolo. La gente riesce a sopravvivere, senza lussi ma neanche stenti.
Mentre cammino un bambino vestito da qualche personaggio di Star Trek Wars mi schizza con della schiuma da barba sintetica. Lo guardo sorridente e lui mi dice in un pessimo inglese "LAIK A BOSS!" e scappa ridendo. Non so neanche più perché si utilizzino certe parole inglesi, sono entrate di prepotenza nel nostro linguaggio, a volte decontestualizzate. Ho provato a lamentarmene sulla pagina ufficiale del dizionario Spinoza, ma sono stato sfottuto e preso per bacchettone reazionario dalla community (che rilascia ogni mese l'aggiornamento al nuovo dizionario della lingua italiana). Dopo essermi beccato anche un centinaio di "fascista" e parecchi auguri di morte, sono stato bannato dalla pagina e multato con 100 giorni di silenziamento sul Network, o 10000 like da scalare dalla mia pagina. Ho preferito il silenzio, non per mancanza di like, per riflettere.
Inserisco la chiave nella serratura del portone, e prima di scattare il videocitofono proietta il trailer del nuovo film Disney/Marvel "Spiderman e i sette nani contro il male". Mentre scorrono le immagini sorrido, penso che i possibili incroci di personaggi e storie sono quasi finiti, prima o poi gli sceneggiatori saranno costretti a cercare di inventarsi qualcosa di nuovo. A metà circa appare il messaggio "suonare il citofono 2 volte per uscire dal trailer", lo faccio, il portone scatta ed entro.
La mia casa è piccola, abito solo e non ho gatti, cosa che mi fa passare per insensibile ed inumano agli occhi di molti degli altri inquilini. Dall'ispezione dell'esattore della tassa sulla lettiera (vengono a controllare che veramente tu non sia in possesso di un felino, pare ci siano molti evasori), la vicina dell'appartamento di destra ha smesso di salutarmi. Una mattina prima di uscire l'ho sentita parlare con qualcuno al telefono: "...come fai a non avere un gatto? fanno parte della nostra cultura, questo qui è strano, secondo me è un violentatore, l'ho letto su buzzfeed che il 75% dei violentatori non ha un gatto, per fortuna che la mia webcam è online 24 ore al giorno, almeno sono controllata da tutti e non può succedermi nulla di brutto. Il mondo è pieno di pervertiti guarda..."

Dopo la mia cena, senza glutine, senza olio di palma e senza cibo OGM (il governo ci da mille euro di buoni per l'acquisto di cibo biologico nazionale), spengo il visore e disconnetto il sensore cutaneo. Metto l'intero appartamento offline (non è vietato, ma sconsigliato: il mio citofono diventa rosso quando è offline, quindi un qualsiasi malintenzionato potrebbe sfruttare l'informazione a suo vantaggio). Prendo il sonnifero in bagno e preparo un bicchiere d'acqua, li poggio sul comodino e mi sdraio supino, fisso il soffitto con gli occhi aperti, e rimango in silenzio nel buio della mia stanza.

Chiudo gli occhi e mi metto a fantasticare su di un mio alter ego, un astronauta che viaggia senza meta in un'astronave solitaria. Attraversa galassie, pianeti, costellazioni.
E durante questi viaggi pensa al senso della sua vita.
Che senso ha una vita vissuta in solitudine, guardando da dietro un oblò l'universo, senza interagire con esso, senza scambiare informazioni ma rimanendo ancorati alla propria plancia di comando, assicurandosi di non perdere mai la rotta?
Non è forse meglio intervenire sui comandi, uscire dagli schemi predefiniti, cercare un attrito, una collisione?
Di punto in bianco una figura maschile mi si para davanti. Non reagisco male, anzi mi siedo e gli chiedo chi sia.
È un bel ragazzo alto, castano, sulla trentina.
Mi dice di essere un ex funzionario del governo, colui che mi salverà da tutto questo. Che mi ha capito monitorando la mia poca attività online, dal mio disconnettere l'appartamento ogni sera. Che quelli come me sono più intelligenti, che dobbiamo salvare il pianeta.
Mi sorride, ci sa fare, è empatico. Vestito abbastanza casual, mi racconta che anche lui era come me. Che anche lui sapeva che qualcosa andava male in questo mondo.
Lavorava come sistemista di rete nel Network nazionale, ed aveva costantemente sott'occhio tutti i grafici di attività online della popolazione. Si occupava di pubblicare le statistiche sui profili globali, proprio così notò che alcuni profili si discostavano totalmente da quelli standard. Erano unici, rari. Tutti cercavano privacy, erano cinici, non passavano tempo sul Giornale Unico Italiano, non partecipavano ai commenti delle principali trasmissioni in streaming, non pubblicavano foto delle vacanze sul Network.
La Nazione li vedeva come potenziali terroristi, come sovversivi, come anarchici. Ma lui sapeva che non era così, lo sapeva perché in fondo era uno di noi. Le sue ultime parole sono frettolose. Dice di dover tornare presto nel suo nascondiglio, che sta organizzando una specie rivolta, e che dovrò andarmene da questa casa domattina appena sveglio, perché avrebbero mandato qualcuno in incognito a cercarmi. Mi consiglia di diffidare di tutti: dei funzionari di stato, dei postini, delle vicine.
Io ho molte domande ma capisco subito che lui non ha risposte. Mi sorride e mi consiglia di dormire e di raggiungerlo nel nascondiglio subito dopo essere andato a lavoro, per non destare sospetti. Prima di uscire dalla stanza mi porge gentilmente il sonnifero e l'acqua. Lo ringrazio.
La pasticca ha uno strano sapore di mandorla amara stavolta.
L'ultima cosa che ricordo è l'intruso che allunga il braccio e si scatta una foto vicino al mio corpo immobile, e poi tutto sfuma a nero.
E mi trovo di nuovo nella plancia di comando.
Come una miniera di diamanti, la via lattea mi illumina il cammino.
Ho sempre pensato che lo spazio dovrebbe essere molto più luminoso. Anche se le stelle sono finite, la luce dovrebbe travasare per ogni dove, dovrebbe riempire il cielo di lampi e di energia. Invece l'oscurità vince sempre su tutto.
Soprattutto su questo mondo di deboli luci al neon, di emozioni in sordina, di vite parzialmente vissute.

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